Testata web: 12alle12
Data: 19 luglio 2017
Pierino Pogliano era il decano del Corpo Musicale della città di Settimo. Aveva 93 anni. Ha lasciato ai suoi cari il ricordo di un uomo impegnato e concreto, un artista delle buone cose e dai modi gentili, un reduce di guerra che aveva salvato la vita ad un tedesco ferito portandolo sulle proprie spalle. Un episodio che ebbe la pazienza e la lucidità di scrivere a distanza di tanti anni, nel 2001, su un opuscolo intitolato “Memorie di guerra di un settimese”. L’appartenenza alla sua città era, infatti, inossidabile. Se n’è andato giovedì 13 luglio, era ricoverato alla casa di cura Villa Grazia di San Carlo Canavese. Doveva riabilitare una gamba che gli dava fastidio negli ultimi tempi, ma nel corso dei giorni le condizioni respiratorie si sono aggravate fino a provocare un arresto cardiocircolatorio.
Pierino Pogliano suonava il bombardino: l’ultima volta lo ha fatto a novembre, durante il consueto pranzo di Santa Cecilia della banda musicale. Se la sentiva. Aveva lasciato il Corpo Musicale nel 2008, dopo 69 anni di militanza appassionata, per una fastidiosa allergia al nichel degli ottoni musicali. Il direttivo di Pierfranco Signetto gli aveva dedicato una festa speciale che, oltretutto, coincideva con il 140° anniversario di fondazione. E’ stato sposato per 65 anni con Idomea Ascari, scomparsa nel 2010. Lui restò solo, ma non si perse d’animo. La sua panchina di via Buonarroti era un punto di riferimento per lui e per tutti i suoi vicini di casa, abituati a vederlo seduto lì nelle ore più fresche, per chiacchierare e sorridere.
Le sue memorie di guerra sembrano trame ideali per un film: Piero era partito per il fronte nel 1942, poco prima di Natale. Dopo l’armistizio proclamato da Badoglio, l’8 settembre 1943, il settimese tentò la fuga sulle montagne, ma si imbattè in un tedesco ferito al quale salvò la vita, trasportandolo sulle spalle per diversi chilometri e lasciandolo in custodia in un’infermeria.
Piero invece fu catturato poco tempo dopo, costretto a viaggi interminabili a bordo di treni per mezza Europa. In piedi per ore, addirittura giorni, senza cibo e acqua. E poi cadaveri da disseppellire, per punizione, sotto la neve gelida. Si salvò dichiarando di essere un meccanico della Fiat. Nel lungo viaggio di ritorno, fece tappa a Sant’Antonio in Marcadello e fu attratto da voci femminili provenienti da una finestra, mentre scaricava il cibo per i tedeschi. Dentro quella casa, circondata da ragazze, c’era una sartina. Era Idomea Ascari. Si innamorarono e si sposarono a Settimo nel 1945. Riportò a casa anche la sua gavetta, quella in cui mangiava durante la prigionia, con inciso sopra “Mamma ritorno”.
Piero Pogliano ha sempre avuto la capacità di impreziosire il tempo libero, rendendolo merce preziosa per se e per gli altri. Oltre al Corpo musicale di Settimo, ha suonato per la fanfara degli Alpini di Settimo e per la banda musicale di Brandizzo.
E’ stato il direttore sportivo della Ciclistica Settimese e guidava dell’ammiraglia che seguiva le corse negli anni Sessanta e Settanta. Aveva una memoria storica eccezionale: mi aiutò a realizzare il libro “Lo Sport Oltre il Calcio”, nel 2002, raccontandomi le corse di biciclette e le imprese sportive d’altri tempi.
Le esequie sono state celebrate lunedì mattina, 17 luglio, alle 10, alla San Pietro in Vincoli. Piero Pogliano lascia la cognata Gianna, il cognato Cele, gli adorati nipoti Stella, Davide, Carla con Valter, Simone con Ale e l’adoratissima Sofia.
Ciao Piero e “Taca Dolce Aura”
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